Informazioni e risultati sulla microdiscectomia cervicale anteriore
Autore: Nicola Montano M.D., Ph.D., Responsabile UOS Neurochirurgia funzionale, Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Università Cattolica del Sacro Cuore
La microdiscetomia cervicale anteriore rappresenta la tecnica chirurgica di scelta nei casi di ernia discale cervicale o di degenerazione discoartrosica in quanto permette, mediante un approccio mini-invasivo, il trattamento efficace delle patologie più comuni a carico del disco intervertebrale cervicale. Tali patologie sono essenzialmente:
l’ernia discale: deriva sostanzialmente da stress cervicali ripetuti o raramente da un trauma cervicale e si manifesta con una sintomatologia dolorosa in genere acuta e molto intensa
la degenerazione discale: è un processo degenerativo cronico che avviene con l’età e che può essere legato ad abitudini lavorative e posturali scorrette. Si caratterizza per una disidratazione discale che determina una diminuzione di altezza ed uno sfiancamento del disco, fenomeni che possono favorire la formazione di osteofiti che comprimono le radici nervose ed il midollo spinale
Entrambe le patologie possono determinare un quadro di radicolopatia cervicale derivante dalla compressione delle radici nervose cervicali, o nei casi più gravi una compressione del midollo spinale con conseguente sofferenza midollare (mielopatia cervicale).
L'intervento chirurgico dovrebbe essere considerato quando i trattamenti conservativi non siano in grado di alleviare i sintomi dolorosi oppure quando il paziente presenti deficit neurologici come debolezza muscolare, alterazioni della sensibilità e parestesie (formicolii, intorpidimento e scosse elettriche).
La microdiscetomia cervicale anteriore è una procedura chirurgica efficace nei casi di ernia discale o di degenerazione discoartrosica in quanto, in tali situazioni, si realizza una compressione anteriore del midollo spinale e delle radici nervose ad uno o più livelli che viene eliminata con l'intervento chirurgico. Tale tecnica, mediante un approccio mini-invasivo, attraverso una incisione lineare al collo e con l’utilizzo del microscopio operatorio, permette la rimozione dell’ernia e degli osteofiti eliminando il conflitto con le strutture nervose e consentendo di stabilizzare la colonna mediante l’utilizzo di piccole protesi (cages) intervertebrali.
Nell'esempio della figura è visibile un'ernia cervicale C5C6 determinante una compressione radicolare. Attraverso l'approccio anteriore, in microchirurgia, è possibile rimuovere la compressione sulla radice nervosa e posizionare la cage consentendo di stabilizzare la colonna cervicale.
Numerosi studi pubblicati in letteratura dal nostro gruppo (Journal of Clinical Neuroscience 33, 159-162, 2016; World Neurosurg. 2019 Oct;130:530-536.e2.;J Neurol Surg A Cent Eur Neurosurg. 2021 Nov;82(6):556-561), hanno dimostrato l’efficacia di questa tecnica in termini di miglioramento del dolore, della disabilità e della qualità della vita anche a distanza dall'intervento chirurgico sia in pazienti operati a un solo livello che in pazienti operati a più livelli cervicali
Pertanto la risonanza magnetica e una valutazione neurochirurgica sono fondamentali per un corretto inquadramento diagnostico al fine di stabilire il corretto percorso terapeutico.
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